Nell’era del Covid un viaggio nella speranza tra Dante e Kant

Dopo essere stato una ennesima volta bloccato da Facebook per aver provato a condividere il pensiero di Monsignor Carlo Viganò a riguardo le manifestazioni di Trieste e delle piazze italiane, ho riflettuto a lungo, prima di esternare il mio pensiero che qui cerco di riportare come memoria di questi nostri tempi.

Mai mi sarei aspettato una così efferata censura e una discriminazione così crudele verso chi non si allinea al pensiero unico che sta dilagando nelle società occidentali.

Sembra di vivere il Purgatorio in terra. Il Purgatorio è la seconda delle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri. Le altre cantiche sono l’Inferno ed il Paradiso.

Questo 2021 celebra i 700 anni dalla morte del padre della lingua italiana. Il sommo poeta autore di quella “Comedia” che poi Boccaccio chiamò Divina. I versi più appassionati della Divina Commedia e la vita avventurosa di Dante nell’Italia medievale, divisa tra guelfi e ghibellini e dal territorio frammentato in comuni e signorie, sono ancora oggi fonte di grande attrazione per esperti e curiosi di tutto il mondo.

La commedia ha un inizio tragico e una conclusione positiva: dallo smarrimento di Dante nella selva oscura (peccato) fino alla salvezza, verso il viaggio che porta al Paradiso.

Nell’ambito dei festeggiamenti uno degli eventi più attesi è stato sicuramente la esposizione della “Porta dell’Inferno” alle Scuderie del Quirinale  avvenuta il 15 ottobre e visitabile fino al 9 gennaio2022.

La porta dell’inferno (Rodin) – Wikipedia

L’opera dello scultore François Auguste René Rodin è un modello di fusione in gesso scala 1:1: di una porta monumentale alta ben 7 metri, che però l’artista non vide mai fondere. Allo scultore francese venne commissionata nel 1880 e lavorò a questo progetto per quasi quarant’anni fino alla sua morte. Un tripudio di bassorilievi ispirati al ciclo dell’Inferno dantesco decorano questa monumentale porta. Tra le decorazioni sfilano oltre 180 personaggi disposti in una serie di prospettive tra i quali Dante stesso in posizione seduta – posa ripresa successivamente sempre da Rodin per realizzare la statua de Il Pensatore – Il Conte Ugolino, Paolo e Francesca e Adamo ed Eva.

Tutto questo nel mentre la piazza di Trieste e a seguire le altre piazze italiane hanno iniziato a manifestare contro il green pass – Una misura voluta dal decreto legge 21 settembre che regola le norme che si applicano per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante il green pass e che diventa obbligatorio proprio nella giornata di venerdì 15 ottobre.

Un decreto discriminante a detta di molti costituzionalisti e in primis dal Consiglio d’Europa.

E così che si vengono a dividere i buoni dai cattivi e viceversa…Un Purgatorio …l’unico dei tre regni dove scorre il tempo ed è destinato a finire, mentre Inferno e Paradiso sono eterni, sono il male e il bene. Nel Purgatorio di ogni espiante si contano gli anni che mancano alla propria liberazione dalle pene. In esso splende lo stesso sole che illumina la terra, le notti si succedono ai giorni, le albe ai tramonti, in un succedersi di luci mattutine, pomeridiane e vespertine che sono quelle di un paesaggio fisico e reale. La chiara rappresentazione di questi nostri tempi laddove nella eterna lotta tra il bene e il male…il popolo assume le sembianze di anime vaganti. Un luogo d’esilio, di lontananza dalla patria a cui tutti gli uomini desiderano tornare. Un purgatorio diviso in tre partiAntipurgatorioPurgatorio, Paradiso Terrestre esattamente come il sommo Poeta lo immaginò: una montagna altissima che si erge su un’isola al centro dell’emisfero australe totalmente invaso dalle acque, agli antipodi di Gerusalemme che si trova al centro dell’emisfero boreale. Un purgatorio che ebbe origine nel momento in cui Discacciò Lucifero dal paradiso cadde e la terra si ritrasse e formò la montagna del purgatorio. L’unico che lo vedrà sarà Ulisse. Dante  inizia la sua scalata dalla spiaggia fino al paradiso. Al Purgatorio si accede da una porta custodita da un angelo, è costituito da sette cornici dove stanno le anime purganti, cioè coloro che devono espiare una pena temporanea fino alla purificazione.

Al contrario dell’Inferno, il Purgatorio è il regno della salvezza. Più si sale e più la colpa da espiare è leggera e quindi anche la pena è più lieve. La particolarità è che non è presente nessun turbamento. Nel medioevo il numero della perfezione era il 10 che rappresentava la perfezione del cerchio. Il Purgatorio è nella luce, parte dal basso verso l’alto secondo un criterio di gravità. La costruzione di esso è semplice, ci sono i peccatori che hanno commesso i sette peccati capitali – inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell’anima umana che contrapponendosi alle virtù anzichè promuovere la crescita dell’uomo la distruggono.

In questi giorni è successo che nel pieno delle manifestazioni i cittadini Fiorentini si sono riuniti davanti alla Porta del Paradiso per cantare L’OM collettivo.  Una rappresentazione moderna di quanto l’uomo sia alla ricerca della Verità, della spiritualità…di quanto esso sia capace di grandi vibrazioni di Amore Universale.

 

(Battistero – Porta del Paradiso) – Firenze Post

La Porta del Paradiso è la porta est del Battistero di Firenze situata davanti al Duomo di Santa Maria del Fiore. Fu realizzata dall’orefice e scultore Lorenzo Ghiberti tra il 1425 e il 1452, rappresenta il suo capolavoro, nonché una delle opere più famose del Rinascimento Italiano.  Completamente dorata, fu soprannominata del Paradiso da Michelangelo Buonarroti.

Dante, della famiglia Alighieri nacque proprio a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno dell’anno di Grazia 1265. Assolutamente determinante per lo scrittore e per la sua visione del mondo è che la Commedia non vuole affatto raccontare solo un viaggio individuale; anzi, la vicenda del singolo non è che la “figura” (e cioè, nei termini dell’esegesi cristiana medievale, la prefigurazione anticipatrice di un determinato evento) della salvezza collettiva di tutta l’umanità, alla luce del messaggio di redenzione di Cristo.

Mi piace ricordare ciò che scriveva Immanuel Kant ( (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804) filosofo tedesco, considerato uno dei più importanti filosofi del pensiero occidentale. Fu il più significativo esponente dell’Illuminismo tedesco, anticipatore degli elementi basilari della filosofia idealistica e di gran parte di quella successiva) nella parte conclusiva della Critica della ragion pratica: <<Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata>>.

Immanuel Kant Fa riferimento all’essere dell’uomo parte del mondo e dell’universo, del mondo sensibile esterno all’io, rispetto alla cui interminabile grandezza l’uomo non può che esserne una piccola parte. Dopo aver scritto la Critica della Ragion Pura, Kant, si accorge che l’uomo non poteva essere solo fenomeno, se fosse solo sensibilità, infatti, sarebbe un essere solo istintivo, ma l’uomo kantiano è anche libero e tende al noumeno. Questa libertà si identifica per Kant con la morale. Per questo sente l’esigenza di redigere un’altra Critica, quella della Ragion Pratica, dove per pratica intendiamo morale, l’azione morale è libera, sciolta dall’esperienza (poiché nel campo morale l’uomo fa ciò che deve fare, e le cose che deve fare le trova in sé) e disinteressata. L’uomo kantiano è perciò un uomo libero che deve obbedire solo a se stesso, tuttavia il giusto che regola l’azione è inteso in senso Socratico: non devo agire secondo ciò che è giusto per il singolo, ma secondo ciò che è giusto in senso generale, ovvero ciò che è giusto per tutti. 

Per Kant: “la speranza sta al pratico, come il sapere sta al teoretico, questo, infatti, conclude che qualcosa è poiché qualche cosa accade, quella conclude l’esistenza di un fine perché qualche cosa deve accadere”.

 

 

In conclusione… Nella stesura della Divina Commedia Dante inizia a parlare come un allievo desideroso di mostrare il suo sapere di fronte al maestro, quindi afferma che la speranza è l’attesa sicura della futura beatitudine, che proviene dalla grazia di Dio e dai meriti acquisiti in precedenza. L’itinerario si conclude sulle più alte vette.

Le miserie lasciate nella desolata pianura degli uomini non sono state dimenticate, ma ormai sono viste con occhi nuovi. Dall’umana necessità di sperare – bene supremo che i dannati dell’Inferno hanno definitivamente perduto ( Inf. III,9) – si passa dunque, procedendo nell’ascesa, alla speranza come virtù teologale, che si affianca alle due sorelle maggiori – come avrebbe detto Péguy –, la fede e la carità, per camminare insieme verso Dio. Dove saremo tutti uguali ricco e poveroprovax e novax … con o senza greenpass.

 

Angelo Risi

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La libertà è un diritto insopprimibile perchè nasce con l’uomo

Quando nel dopoguerra si riunirono i padri costituenti decisero di mettere al centro non più lo stato ma l’uomo, il cittadino e lo sviluppo della persona umana. Il completo sviluppo della persona umana come il fine della Costituzione Italiana e venne usato l’aggettivo “umana” perchè durante il conflitto della seconda guerra mondiale vennero perpetrati dei crimini contro l’umanità talmente efferati e si erano assunti comportamenti riprovevoli verso il genere umano per cui forte e pressante fu il sentimento di umanità che in qualche misura ha costellato l’intera Costituzione. Furono inseriti dei diritti per garantire la centralità dell’uomo e il suo sviluppo, diritti legati alla natura e quindi universali. Diritti insiti nell’uomo, considerati con il termine anteriori, che vengono prima dello stato, della famiglia e della comunità e quando si è dovuto esprimere il concetto di libertà si è tenuto conto del concetto di Cartesio “Cogito ergo sum” (io sono e quindi esisto) la più grande percezione di libertà: il pensiero.

La libertà è insopprimibile ecco perchè viene prima dello stato. Lo stato e le istituzioni diventavano lo strumento che si deve conformare all’uomo, all’essere umano e condurre l’uomo allo sviluppo dandogli dignità attraverso il lavoro.

Solo con il lavoro l’uomo perde la sua condizione di schiavitù e diventa indipendente, autonomo e quindi può esprimere il suo pensiero. Difatti l’ articolo 1 della Costituzione Italiana testualmente recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Tutto il diritto che prende le mosse dal lavoro si esplica attraverso la libertà e la libertà non è null’altro che il diritto, il diritto è un’espressione di libertà, la quale è antitetica al concetto di emergenza, perché l’emergenza è qualcosa che in ragione di se stessa occlude la libertà.

In tanti pensano che lo stato di emergenza sia previsto dalla Costituzione, ma non è così. La Costituzione Italiana e tutte le costituzioni europee che vennero varate più o meno nello stesso periodo non inserirono nei loro precetti l’emergenza. Inserirono degli strumenti aventi forza di legge – i Decreti Legge – emanati dal Governo laddove ci sono urgenze, necessità.

L’emergenza è disciplinata dalla legge ordinaria – la numero 225/1992 – che ne stabilisce la durata e i requisiti necessari. La legge 225/92 definisce le attività di protezione civile: oltre al soccorso e alle attività volte al superamento dell’emergenza, anche la previsione e la prevenzione. Il sistema non si limita quindi al soccorso e all’assistenza alla popolazione, ma si occupa anche di definire le cause delle calamità naturali, individuare i rischi presenti sul territorio e di mettere in campo tutte le azioni necessarie a evitare o ridurre al minimo la possibilità che le calamità naturali provochino danni.

La deliberazione spetta esclusivamente al Consiglio dei Ministri su proposta del Premier oppure di un Ministro con portafoglio o dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Con questa si conferisce al capo del dipartimento per la protezione civile il potere di ordinanza nelle zone interessate dall’emergenza che possono essere singoli comuni, città, regioni, aree delimitate o l’intero Paese. Inizialmente la durata dello stato di emergenza era di 180 giorni al massimo, prorogabili per ulteriori 180 giorni; poi il decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018 ne ha raddoppiato i limiti: si è passati da 12 mesi al massimo prorogabili per altri 12 mesi, per un totale di 2 anni. In pratica termini e durata sono stati raddoppiati. Allo scadere del tempo massimo, o prima se le condizioni lo consentono, lo stato di emergenza cessa con l’emanazione di un’ordinanza “di chiusura”. Questa serve a disciplinare il ritorno alla normalità e il ripristino delle funzioni dell’autorità ordinariamente competente. La fine dell’emergenza non è mai automatica ed è sempre subordinata ad un atto specifico che ne segna la chiusura definitiva anche se è spirato il termine massimo.

Va da se che per stato di emergenza si intente una situazione provvisoria, come va da se che nessun diritto può ledere altri diritti costituzionalmente riconosciuti.

La libertà è un diritto insopprimibile perchè nasce con l’uomo. Nasce prima che l’uomo si organizza nel primo nucleo sociale:la famiglia, che è la prima comunità e poi si organizza attraverso strutture democratiche. Ecco perchè i nostri Padri Costituenti hanno previsto lo stato al servizio dell’uomo, che si conforma all’uomo e non viceversa come accadeva nei totalitarismi; perchè se lo stato limita e si pone in posizione centrale rispetto all’uomo si travalica il senso della democrazia, non è più l’uomo al centro. Non è più l’uomo che attraverso i suoi strumenti ordinari detta le prescrizioni e delimita attraverso la libertà di fare delle scelte quello che è il raggio di azione ma è lo stato che in modo autoritario detta delle prescrizioni che limitano la libertà dell’uomo.

Angelo Risi

Vietata riproduzione

 

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Coronavirus: La Salute è un diritto ma la verità è necessaria

Oggi piove e dal momento che siamo ancora tutti o quasi tutti in quarantena, ho deciso di scrivervi. Così…tanto per passare il tempo.

Durante questo periodo ho letto ed ascoltato molto…ma credo sia successo a tutti. Che sia un bene o un male navigare sui social non lo so. Vero è che ci forniscono informazioni e soprattutto spunti di riflessione. Va comunque detto che bisogna stare attenti alle bufale, ne circolano tante.

Che il virus Covid -19 sia scappato da un laboratorio o che sia stato trasmesso all’uomo da un animale poco importa. Vero è che è partito dalla Cina. La storia la conosciamo tutti. Mi voglio soffermare, senza tediare, sulla questione italiana per ovvi motivi.

Già in un precedente “articolo” manifestavo alcune perplessità a riguardo la gestione dell’emergenza sanitaria: http://www.angelorisi.it/?p=2513 . Detto questo vi ricordo che il Governo e le Regioni erano consapevoli di quanto sarebbe successo. A tal proposito vi invito a leggere questo articolo: https://www.corriere.it/cronache/20_aprile_22/coronavirus-piano-segreto-pronto-gennaio-55-pagine-scenari-choc-decessi-terapie-intensive-43356a72-8458-11ea-8d8e-1dff96ef3536.shtml

Al di là delle Teorie e dei fiumi di parole versate a sostegno di questa o di quell’altra posizione, a questo punto una cosa appare chiara: a farne le spese e a soccombere è stata una fascia debole della popolazione (anziani e soggetti che già presentavano una o più patologie). Vi evidenzio questo articolo: https://www.lastampa.it/cronaca/2020/03/18/news/coronavirus-l-istituto-superiore-di-sanita-solo-12-le-persone-decedute-senza-patologie-pregresse-1.38605276?fbclid=IwAR3gHrz399hAjj_AA1VsIlynrPK0sEW2YcRC4mJ9SJvh_j94HExtfAAl2nI

Lungi da me l’idea di voler sminuire la gravità della situazione, trattandosi oltretutto di un virus sconosciuto e pertanto, non si conosceva la sua aggressività; ma io mi chiedo se non era facilmente intuibile che soprattutto questi soggetti andassero tutelati.

Alcune Regioni hanno invitato i titolari di strutture residenziali (RSA) per persone non autosufficienti, anche anziane, a manifestare la disponibilità ad accogliere pazienti Covid – 19 positivi che non necessitano di ricovero in ambiente ospedaliero. Vi linko l’articolo: https://www.nextquotidiano.it/lazio-come-la-lombardia-sui-malati-covid-nelle-rsa-come-stanno-le-cose/ (potrebbero non essere le uniche Regioni).

Abbiamo assistito alla chiusura degli ambulatori dei medici di base (ogni contatto è avvenuto per via telefonica ed ogni istanza per via telematica). Siamo stati invitati a non recarci al Pronto Soccorso. Siamo stati confinati in casa. Solo all’aggravarsi della situazione, quando già l’organismo abbontantemente compromesso, solo allora le ambulanze hanno potuto trasportare i pazienti in Ospedale.

Negli ultimi giorni, da più parti ho letto un pensiero medico: “ importante è curare a casa, non aspettare di andare in rianimazione.“

La battaglia contro il Coronavirus è continuata, e tra i medici in prima linea c’è il professor Paolo Ascierto al centro di un dibattito scientifico per l’utilizzo del Tocilizumab, farmaco anti artrite che continua a dare segnali positivi in tutta Italia.


Il primo cittadino di Santa Lucia di Piave, medico, parla della sua esperienza personale nella cura dei pazienti, una decina in tutto su 2mila, e della “strana” gestione del http://www.trevisotoday.it/attualita/coronavirus-cura-plaquenil-medico-santa-lucia-piave.html?fbclid=IwAR2nSQSmOniOOCQ77cVukv5TxGaZch94hGzxqQQruHu35TJ7H61nm-Ac7DM

E’ di oggi la notizia che un gruppo di medici di base dell’hinterland milanese ha deciso che non poteva rimanere a guardare i pazienti «cuocere» a casa con la febbre. E ha elaborato un protocollo d’intervento, basato sulla idrossiclorochina. Risultato: nessun paziente è finito in terapia intensiva: https://www.panorama.it/news/salute/curati-casa-clorochina?utm_campaign=RebelMouse&socialux=facebook&share_id=5482975&utm_medium=social&utm_content=Panorama.it&utm_source=facebook&fbclid=IwAR0kuwmYGeuL-ETcKBg3RIzL3mrCxGbBoAlsqcjOZXqXyU2cLi8SGhDjLFM

Detto questo non vado oltre in tal senso per non sconfinare in campi che non sono di mia competenza.

Io penso che abbiamo vissuto e continueremo a vivere l’inferno in terra. Un Governo consapevole della situazione in cui versava la Sanità Italiana…ma tanto cauto a non voler allarmare la popolazione, ci ha segregato in casa…mettendoci l’uno contro l’altro. Un’Italia divisa, Nord contro Sud e viceversa. Una caccia all’untore. Una Costituzione calpestata. Pagine dolorose, angoscianti e buie che questo paese mai aveva vissuto negli ultimi cinquant’anni. Una strage. Abbiamo avvolto in un lenzuolo bianco i nostri anziani…la memoria storica. Gli uomini e le donne che con le loro braccia e il loro sudore ricostruirono l’Italia. Li abbiamo strappati ai loro affetti e abbiamo negato loro l’ultimo abbraccio. Abbiamo messo a rischio finanche la sicurezza degli operatori sanitari. Tanti di loro per carenza mezzi di protezione sono morti. A tutti i medici e agli operatori sanitari giunga il mio fraterno abbraccio. Sono loro il vero cuore di questa Nazione. Concludo dicendo che la Salute è un diritto e la verità è necessaria. Vi sono morti che gridano giustizia.

Vi abbraccio Con la stima di sempre!

Angelo Risi

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