Quando… tempo fa Gaetano Ferrara chiese la mia partecipazione a “Sapri in Maschera 2019”, respinsi la proposta…ma lui non si arrese. Difatti ricontattatomi e comunicatomi il tema…l’ho trovato così interessante che non mi è rimasto altro…che confermare la partecipazione alla presentazione del carro “La commedia dell’arte”: una ricostruzione del Teatro San Carlo con le maschere classiche, un’apoteosi di colori, musica e arte. L’opera sarà presente ad Aprile al Carnevale del Cilento a Marina di Camerota.
Gaetano è un fiume di entusiasmo ed energia che travolge chiunque. “La commedia dell’arte” è stato un carro fuori concorso al Carnevale Saprese. L’opera è una sua idea, essendo lui appassionato di arti sceniche. Gaetano nasce in una famiglia… speciale. La mamma Del Duca Elena e il papà Gerardo sono delle persone solari, rispettose e di grande umanità. Nutro una grande stima per questa famiglia.
Un grande lavoro di squadra ha permesso la realizzazione del carro, simbolo del #teatroitaliano.
La Commedia dell’Arte è un genere teatrale molto particolare che si sviluppò in Italia nel XVI Secolo. La caratteristica principale che contraddistingue questo genere di spettacolo la si ritrova nell’assenza del copione. Gli attori, anziché imparare a memoria battute prestabilite, basavano la propria interpretazione su un canovaccio (trama) e improvvisavano in scena, seguendo le regole di quella che oggi viene chiamata “recitazione a soggetto”.
Gli attori della Commedia dell’Arte erano caratterizzati da eccellenti doti mimiche, buona parlantina, un’essenziale fantasia e la capacità di sincronizzarsi perfettamente con gli altri attori in scena. Tali spettacoli si svolgevano nelle piazze e nelle strade, su semplici palchetti e anche alla luce del sole. Molto sovente gli attori si rifacevano a delle ‘maschere’, ovvero personaggi le cui caratteristiche erano note ai più (Arlecchino, Pulcinella, ecc).
Per distinguersi dalla gente comune, gli attori indossavano maschere, costumi variopinti e arricchiti di elementi vistosi e non era raro che utilizzassero strumenti musicali per richiamare l’attenzione dei passanti e dare scansione ritmica alle scene improvvisate sul momento.
Col passare del tempo gli attori si organizzarono in compagnie che, composte da dieci persone (otto uomini e due donne), venivano guidate da un capocomico.
In particolare la presenza delle donne in scena fu una vera e propria rivoluzione: prima della nascita della Commedia dell’Arte, infatti, i ruoli femminili erano interpretati da uomini.
Gaetano per facilitarmi il compito ha scritto un testo interessante:
“O voi che ascoltate
Da terra e sui balconi
Il gran grido di questo buffone
Ricordar degg’io in questo breve momento
che la vita è si fugace
Che niun con serietà debba questo verbo ascoltar.
Glorificar si deve questa vanità
Alto elogio alla più cocente realtá
Per cui, o voi, che qui vi apprestaste
Vestitevi di vanità e di null’altro che serva
Toglietevi le vesti della vostra essenza
Baldoria, canti e motteggi
Danzare e strimpelii
È la festa della Vanezza.
Non oggi è sovrana la ragione
Ne il senno può oggi conferir parola
Ma il teatro la più grande Verità
Vi mostri la vostra vera maschera.
Perche alfin quando morte sovverà
Troppo tardi sarà per goder di questo momento.
E voi che dietro le quinte attendete il mio segnale
Non più a lungo aspettar si convien
Tirate le funi e muovete i fili
al mondo mostrate la verità!”
Nel retro del carro ha trovato spazio il teatro dei burattini…
Non so voi, ma io mi sono divertito. Ringrazio tutti, in particolare la Pro Loco e l’amministrazione comunale.
Con la stima di sempre!
Angelo Risi