“Il cammino della fede” prevede quattro itinerari da percorrere con gli alunni dell’istituto agrario di Sapri. Sono tre le discipline scolastiche: scienze motorie, scienze religiose e scienze ambientali che vedono impegnati i relativi docenti nell’illustrare i percorsi e accompagnare gli alunni verso la conoscenza del territorio, del camminare quale stile di vita sano e mettersi in contatto con la propria sensibilità e religiosità.
Il primo itinerario è il santuario di San Biagio a Maratea…
E’ una bellissima giornata di sole. Lungo il percorso lo scenario che si prospetta ai nostri occhi è a dir poco meraviglioso…lascio “parlare” le immagini.
Ed ecco che sulla sommità del monte San Biagio si intravede il Cristo.
I ragazzi sono tutti entusiasti. Per alcuni di loro è la prima volta che vedono il Cristo di Maratea.
Giunti all’inizio del percorso trekking, una prima colazione per avere le giuste energie per affrontare la salita.
Quasi in religioso silenzio…ascoltando la storia di San Biagio.
Non potevamo non notare i resti degli incendi della scorsa estate. Il sottobosco in alcuni punti stenta a rigenerarsi. E’ stata l’occasione per una riflessione di educazione ambientale.
Alla prima sosta, una foto di gruppo.
Lungo il percorso, tanti i fiori, tante le specie…tante le domande da parte degli alunni. Una lezione di botanica in pieno campo.
Colori e odori tipici della macchia mediterranea e del sottobosco.
Un panomara da mozzafiato…
…è come perdersi nell’immensità del mare.
I ragazzi per nulla stanchi tutto hanno osservato…qualcuno ha raccolto finanche i primi asparagi.
Ci hanno raggiunto alcuni alunni di Maratea con i loro cavalli.
Come un pellegrinaggio… in alcuni momenti il silenzio ha regnato lungo la salita. La voglia di arrivare in cima…
Ed ecco il Santuario di San Biagio…
È il cuore religioso della comunità cristiana locale e custode delle reliquie del Patrono San Biagio.
Si trova fabbricato nel punto più alto della città vecchia di Maratea, detta Castello, e ne è la chiesa parrocchiale. Tradizione vuole sia sorta sul sito di un tempio pagano dedicato a Minerva. Nel millenoventoquaranta è stata elevata alla dignità di basilica minore.
Ed ecco il Cristo… è una colossale scultura posta sulla cima del monte San Biagio, sovrastante Maratea. Fu realizzata con un particolare impasto di cemento misto a scaglie di marmo di Carrara dall’artista fiorentino Bruno Innocenti tra il millenovecentosessantatre e il millenovecentosessantacinque. È alta ventuno metri e tredici centimetri. Secondo una testimonianza lasciata scritta da Bruno Innocenti la statua «vuole significare la rinascita, la speranza nuova indicataci dal Cristo Risorto. Il punto d’incontro delle nostre aspirazioni migliori e lui, divinamente ritornante, spaziante nei cieli e in cammino, sempre, verso di noi. Il Redentore, con il largo gesto al cielo e con lo sguardo fisso ai fedeli, presenti nell’ignoto momento della loro esistenza, è legato al Padre Celeste nella benedizione che sta per essere impartita, mentre ancora una volta poggia il piede su questa terra che fu spettatrice della sua crocifissione. Ma in virtù della sua infinita capacità di perdono, niente traspare della tragedia vissuta. Ora è serenità, speranza, perdono luminoso e confortante a venirci incontro: un Gesù giovane, senza tempo, mondo da ogni effimera apparenza terrena. Divinamente nuovo come il simbolo incarnato della seconda parte della Santissima Trinità, l’Umano e il Divino non più contaminati dall’uomo.» Fermo su questo concetto, lo scultore sentì il bisogno «che l’opera nascente in un clima di sintesi, semplice ed espressiva, e che non vi fossero compiacenze a dettagli formali intesi a richiamare alla mente immagini di culto convenzionali.» Innocenti scrisse di volere che il simbolismo dell’opera fosse «il più possibile contenuto ed essenziale, perché, nelle dimensioni della statua, ritengo sarebbero stati controproducenti atteggiamenti e dettagli che avessero richiamato una realtà spicciola, contingente, minutamente reale. La statua sorgerà candida sulla cima del Monte S. Biagio, imponente, ma discreta; non un urlo dal mare verso le valli, ma un pacato richiamo ad accogliere e a raccogliere, a rinfrancare la speranza»
Non poteva mancare una nutriente colazione con i prodotti tipici…ci ha pensato la mamma di un nostro alunno a rifocillare tutta la comitiva.
Qualcuno ha immortalato pure me…mentre vi scrivevo….
E’ stata una giornata memorabile. Ripercorrendo le vie del sacro ho ritrovato angoli unici di spiritualità, mi sono raccolto in preghiera nel silenzio e ho partecipato a uno dei più importanti momenti della vita, la fase educativa dei nostri giovani. Vi do appuntamento alla prossima e vi abbraccio con la stima di sempre.
Angelo Risi