E’ il secondo anno consecutivo che partecipo al saggio finale della scuola di danza di Giusy Armida…l’anno scorso con il musical “Il gobbo di Notre Dame”…
questo anno con “Pinocchio”.
Quando è iniziata questa nuova avventura ero già emozionato…la favola di Pinocchio è coinvolgente.
In tutta sincerità per la mia indole avrei voluto impersonare “Pinocchio”…ma capirete che per l’età e per il cast formato da ragazzi…mi è toccato “Geppetto”. Come d’abitudine ho cercato di capire il “personaggio”. Rileggendo la favola… mi è apparsa la figura di Geppetto: povero vecchio, totalmente dedito al “figlio” scapestrato, secondo la visione tradizionale.
Mi sono convinto che all’inizio, quando si mette all’opera per costruire Pinocchio, i suoi intenti sono tutt’altro che nobili: vuole costruirsi un burattino che gli faccia compagnia. Che è poi la motivazione più o meno inconscia di molti genitori quando procreano.
Nella storia…un continuo parallelo bambino-burattino…come se Collodi volesse farci riflettere sulle nostre aspettative genitoriali: da un lato vorremmo poter controllare i bambini come fossero burattini, dall’altro li vorremmo intraprendenti ed “autonomi” al più presto. Poi, di fatto, questo burattino-bambino è dotato per sua fortuna di notevole iniziativa.
“C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato: c’era una volta un pezzo di legno.”
(Carlo Collodi, incipit de “Le avventure di Pinocchio”)
Vi è una lettura in questa favola, tradotta in 240 lingue, saggi, film, rappresentazioni teatrali…una lettura che è quella di un burattino di legno nelle mani del mondo…in un sistema oppressivo ancorato alle consuetudini e alla conservazione. Pinocchio in carne ed ossa è l’umano che ha trovato le proprie peculiarità. Ha lasciato alle spalle il passato statuario decidendo di affrontare il futuro a viso aperto. Non ha bisogno di tutori…ha voglia di mettere alla prova le sue energie vitali, le sue capacità intellettuali e le sue virtù sentimentali. Collodi ha creato il primo autentico uomo moderno. E’ sicuramente per questa “lettura” della favola e per il fatto che non ho mai “ammazzato” il “fanciullo” che è in me…
Pascoli afferma, riprendendo un mito platonico (cfr. Platone, Fedone, 77d-78b): “È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi …ma lagrime ancora e tripudi suoi”. È dunque una voce nascosta nel profondo di ciascun uomo, che si pone in contatto con il mondo attraverso l’immaginazione e la sensibilità. In tal modo, scopre aspetti nuovi e misteriosi, che “sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione”.
Si …è per questo che mi sarebbe piaciuto interpretare “Pinocchio”. Ciò non è stato possibile per i motivi espressi…ma Giusy Armida si è ritrovata ad “educare” persino me.
Lei …insegnante con il “cuore”…difatti mi ricorda molto la “maestrina dalla penna rossa” di Edmondo De amicis (Con il libro Cuore la letteratura italiana si arricchisce del romanzo di formazione più famoso e funzionale conosciuto, insieme al Pinocchio di Collodi). La maestrina dalla Penna Rossa – così chiamata per la penna rossa che orna sempre il suo cappello è diventata una figura emblematica nell’immaginario dei lettori, è cioè l’immagine della maestrina dedita ai suoi studenti. Giusy non ha la penna rossa ma si dedica ai suoi allievi con tutta l’anima…ha una sensibilità fuori dal comune…si commuove per i successi dei suoi ragazzi.
Mi sento legato a lei da un affetto paterno…ed è per questo che non riesco mai a dirle di no…lei è inflessibile nel suo ruolo…riesce a tirare fuori il meglio da ognuno…persino da uno come me…combattuto tra “Pinocchio” e “Geppetto”.
I risultati si sono visti con il saggio di fine anno della sua scuola. Abbiamo visto danzare i suoi allievi come farfalle sulle magiche note di un sogno… avvertendo la passione per un arte che esprime la bellezza della musica.
La danza, arte performativa che si esprime nel movimento del corpo…coreograficamente e con tutta la sensibilità dell’anima.
Nel musical…ho avvertito il calore…
Chi fa teatro ha bisogno di sentire il calore..il vostro mi è arrivato diritto al cuore. Noi tutti…adulti, ragazzi e bambini ci abbiamo messo l’anima. ..ci siamo divertiti e sono convinto che vi siete divertiti.
Un ruolo fondamentale in questo “viaggio culturale” è dell’intera famiglia di Giusy e dei suoi collaboratori che non si risparmiano…donano tutte le loro energie per regalare la magia di una serata.
Un ringraziamento al pubblico del Teatro “La Provvidenza” di Vallo della Lucania che anche questo anno con una standing ovation ha mostrato la sua approvazione alla qualità particolarmente elevata dello spettacolo e mostrando grande referenza e apprezzamento verso la professionalità e le doti umane di Giusy Armida.
A voi tutti giunga il mio abbraccio…con la stima di sempre!
Angelo RISI
(foto di Fabrizio Di Siervi, Angelo Duminuco, Giusy Dumi e Attilia Jen Maiese)