I social rappresentano un cambio culturale … tramite essi il “popolo del web” apprende, legge e condivide informazioni e contenuti. La tecnologia ha quindi facilitato le comunicazioni da un capo all’altro del mondo. Sociologicamente i social trasformano il “monologo” in “dialogo” …avviene, pertanto, una democratizzazione dell’informazione che trasforma le persone da fruitori di contenuti ad editori. Consentono quindi di stabilire relazioni di tipo personale nonché lavorativo. I media sociali vengono definiti anche user-generated content o consumer-generated media.
Premesso questo…chi comunica tramibe web ha bisogno di essere credibile…chi condivide e usa contenuti deve essere informato e tutelato…deve fidarsi.
L’immagine è il nostro primo biglietto da visita: è scientificamente provato che nei primi secondi di conoscenza le persone si fanno una idea pregiudiziale di noi e questa idea passa prima di tutto dall’immagine. Una immagine coerente con il messaggio che vogliamo proporre lo rafforza, al contrario invece potrebbe esserci una distonia difficile da superare con una “seconda impressione”. L’immagine sbagliata potrebbe anche ritorcersi contro di noi e il nostro lavoro. L’immagine coerente deve passare da fuori a dentro la rete.
Per quanto detto diventa fondamentale apparire con una immagine curata…che rassicura. La nuova tendenza, sfatando vecchi tabù, vede anche l’uomo prendersi cura del suo aspetto estetico…cosa che faccio anch’io non curante delle cinquanta primavere e più che conto. Proprio ieri affidandomi alle cure estetiche – che miracoli non fanno se non rendere più gradevole le foto che pubblico sui social – dicevo che proprio in quel momento tra “ lo strappo di un pelo e un altro”…dolore per me atroce ( ma come recita un vecchio detto: “ chi bellu voli parì peni e guai adda suffrì”) riflettevo su quello che da qualche giorno abbiamo appreso attraverso una trasmissione televisiva ( Le Iene) e precisamente del BLUE WHALE CHALLENGE…e realizzavo la pericolosità del web…e l’ingenuità di tanti adolescenti che fidandosi di chi una “immagine rassicurante” non ha, seguono e “vivono” dei giochi tendenzialmente pericolosi per la sanità mentale e per la vita stessa.
In cosa consiste questo gioco della morte? Quali regole ci sono e perchè ha così presa sui ragazzi? Dietro a questo Blue Whale Challenge si nascondono persone in grado di manipolare la mente di adolescenti e studenti che si fanno chiamare “curatori” o “tutor”. Sono loro che dettano le regole del gioco mortale. A seguire riporto quanto viene ordinato ( ovviamente sono regole recuperate dal web):
1- Incidetevi sulla mano con il rasoio “f57” e inviate una foto al curatore
2 – Alzatevi alle 4.20 del mattino e guardate video psichedelici e dell’orrore che il curatore vi invia direttamente
3 – Tagliatevi il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non tagli troppo profondi. Solo tre tagli, poi inviate la foto al curatore
4 – Disegnate una balena su un pezzo di carta e inviate una foto al curatore
5 – Se siete pronti a “diventare una balena” incidetevi “yes” su una gamba. Se non lo siete tagliatevi molte volte. Dovete punirvi
6 – Sfida misteriosa
7 – Incidetevi sulla mano con il rasoio “f57” e inviate una foto al curatore
8 – Scrivete “#i_am_whale” nel vostro status di VKontakte (VKontakte è il Facebook russo, ndr)
9 – Dovete superare la vostra paura
10 – Dovete svegliarvi alle 4.20 del mattino e andare sul tetto di un palazzo altissimo
11 – Incidetevi con il rasoio una balena sulla mano e inviate la foto al curatore
12 – Guardate video psichedelici e dell’orrore tutto il giorno
13 – Ascoltate la musica che vi inviano i curatori
14 – Tagliatevi il labbro
15 – Passate un ago sulla vostra mano più volte
16 – Procuratevi del dolore, fatevi del male
17 – Andate sul tetto del palazzo più alto e state sul cornicione per un po’ di tempo
18 – Andate su un ponte e state sul bordo
19 – Salite su una gru o almeno cercate di farlo
20 – Il curatore controlla se siete affidabili
21 – Abbiate una conversazione “con una balena” (con un altro giocatore come voi o con un curatore) su Skype
22 – Andate su un tetto e sedetevi sul bordo con le gambe a pensoloni
23 – Un’altra sfida misteriosa
24 – Compito segreto
25 – Abbiate un incontro con una “balena”
26 – Il curatore vi dirà la data della vostra morte e voi dovrete accettarla
27 – Alzatevi alle 4.20 del mattino e andate a visitare i binari di una stazione ferroviaria
28 – non parlate con nessuno per tutto il giorno
29 – Fate un vocale dove dite che siete una balena
dalla 30 alla 49 – Ogni giorno svegliatevi alle 4. 20 del mattino, guardate i video horror, ascoltate la musica che il curatore vi mandi, fatevi un taglio sul corpo al giorno, parlate a “una balena”
50 – Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita.
A detta degli “esperti” alcune di queste regole, le prime almeno, sono assurde, ma più si va avanti nella Blue Whale Challenge che dura 50 giorni, più tutto sembra veramente ai limiti della sopportazione. Eppure i ragazzi che iniziano questo gioco finiscono in un turbine di dipendenza in grado di spingerli a compiere gesti folli come il suicidio.
Ritornando a me…allo strappo dei peli…al dolore da sopportare…mi chiedevo: Come può una mente seppur giovane farsi manipolare al punto da sopportare dolori lancinanti e arrivare al punto da togliersi la vita?
Mi ponevo questa domanda per ovvie ragioni: non solo per comunicare a quanti di voi mi leggono che esiste questo “problema”…ma soprattutto perchè il mio ruolo sociale e lavorativo quasi me lo obbliga…un obbligo morale …umano…ovviamente.
Proprio ieri in uno stato di facebook scrivevo:”Ho capito di aver vinto l’ansia …quando ho acquisito la consapevolezza che niente e nessuno mi appartiene…e che io appartengo a me stesso.”
A voi giovani vi supplico di “appartenervi”. La vita non è facile per nessuno…quante volte anch’io come tutti…per svariati motivi mi sono ritrovato all’inferno ( metaforicamente parlando è ovvio) e attraversandolo …lottando…sono riuscito a vedere il sole.
E a me e Voi genitori invito a vigilare sui “nostri” figli…alle volte così fragili. E’ vero anche che la nostra generazione paga lo “scotto” di doversi abituare alle nuove tecnologie…che spesso ci sfuggono di mano…per l’uso improprio e smisurato. E’ vero che non vogliamo negare niente ai nostri figli. Ma abbiamo l’obbligo morale di tutelare e salvaguardare la vita e la sanità mentale nostra e dei nostri adoloscenti.
I tempi sono cambiati è vero…ciò che un tempo era tabù oggi è normale (esattamente come il mio curare le arcate sopraccigliari o il manicure)…perfino l’omofobia tende a scomparire. In questo cambiamento culturale per tanti versi positivi seguiamo nella crescita i nostri giovani…lasciamo che si fidino…di noi e delle “immagini” che vanno curate fuori e dentro…diamo messaggi e soprattutto esempi di vita.
Con la stima di sempre!
Angelo RISI