Il giorno dopo l’attacco a Bruxelles, con il cuore in gola e l’ansia per il domani, mi piace esternare qualche pensiero.Il sentore di una grande sofferenza verso l’occidente, fù confermato già il novembre scorso con l’attacco consumatosi a Parigi. Non era questo il “sogno europeo” di Adenauer, De Gasperi e Schuman. Capisco gli interessi socio-economici di un mercato globale, ciò che non capisco è la perdita di umanità.L’Europa, seppur lentamente ha camminato in direzione dell’integrazione e dell’accoglienza, vivendo tra mito e realtà, spesso ha fatto i conti con il superamento degli egoismi nazionali e si è dotata di politiche comunitarie a cominciare dalla politica estera internazionale. In questo scenario, avendo a cuore l’autodeterminazione dei popoli quale principio fondamentale di diritto internazionale di scegliere liberamente il proprio sistema di governo; ed avendo, altresì rispetto delle diversità culturali e religiose: come credente non “fanatico”, mi riesce difficile capire e di conseguenza accettare azioni “scellerate” svolte per fanatismo in virtù di un credo ideologico.
Il fanatismo non è detto che viene da lontano, può essere annidato anche in casa nostra.E’ nostro dovere, quali cittadini italiani ed europei, capire oltre che condannare fermamente i motivi che spingono talune forme estreme ad adottare comportamenti nocivi all’umanità. E’ nostro dovere proteggere i figli d’Europa e i figli dell’umanità intera. Non mi dilungo, per non incorrere in pensieri che potrebbero essere mal interpretati.Esprimo, invece, il mio cordoglio al popolo Belga e all’intera Europa colpita nel suo “cuore”.
Concludo questo mio scritto con un’aforisma di Martin Luther King:
“abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere da fratelli”.
Angelo Risi